Il tesoro dei Graziani

Documenti papali, editti, cartoline. Ma anche bilance, orologi, attrezzi da lavoro ormai dimenticati. Gianni Graziani continua e incrementa la preziosa collezione del padre.

di Elisabetta Santandrea

Come siamo? Come eravamo. Entrare a casa Graziani è un'esperienza degna della macchina del tempo: è il gran bazar dei ricordi, dove il passato diventa presente e i muri trasudano storia. Gianni, classe 1961, si considera un 'malato' di collezionismo. Una passione trasferita addirittura per via genetica, verrebbe da dire, poiché figlio del cav. Ugo Graziani, collezionista e numismatico che verso la fine degli anni '70 donò una pregevole collezione di carta moneta al Comune di Bellaria Igea Marina, i cui pezzi più importanti sono stati rubati dalla Torre Saracena, dove la collezione è stata per diverso tempo esposta.

Collezionista in prima elementare
Collezionare per Gianni è un'arte, una passione. Ma anche un modo per far rivivere luoghi, abitudini, particolarità della vita di un paese, storie che non si trovano sui libri, recepire l'uso, il senso e 'l'anima' che ogni singolo artigiano cerca di trasmettere attraverso la creazione di pezzi unici, dal fascino irripetibile.
La sua 'mania' comincia davvero presto. E' in prima elementare quando vede il maestro buttare nel cestino i vecchi compiti in classe dei suoi alunni. Gianni non ci pensa su due volte: perché cestinare qualcosa per cui gli scolari hanno fatto così fatica? Raccoglie i compiti: la prima collezione è cominciata. “In effetti - dice Gianni - è la spiegazione stessa dell'attività del collezionista: ciò che ti spinge a raccogliere, a possedere una cosa, non è razionale. Non è il valore commerciale degli oggetti, ma quello intrinseco, il fascino che sprigionano, quello di una storia e di un'arte tutte da scoprire. Questo spiega il mio 'disordine' nel collezionare: non una tipologia particolare di oggetti, ma tutto quello che mi colpisce, e che poi spinge a voler sapere, studiare, capire”.
Per anni Graziani rimane legato al collezionismo cartaceo: documenti papali, editti, cartoline, tutto ciò che esprime il fascino della scrittura. “Avevo circa 26 anni e lavoravo a Rimini - ricorda - e mi recavo quasi tutti i giorni alla vecchia pescheria, dove un signore anziano vendeva documenti cartacei di ogni tipo. Da lì è cominciato anche il contatto con altri appassionati, scambi di opinioni, idee e conoscenze”. La passione per l'oggettistica arriva in seguito, involontariamente stimolata dalla moglie Clelia, desiderosa di avere un ferro da stiro antico per ornare il camino. “Non avevo mai fatto caso alla bellezza e particolarità dei vecchi ferri da stiro. Dai ferri poi la mia ricerca si è ampliata verso tutti gli attrezzi annessi e similari e in seguito verso tutta l'oggettistica in ferro e legno relativa agli antichi mestieri”.

Nella casa-bazar c'è di tutto
A casa Graziani si trovano così gioghi, antichi attrezzi usati dai contadini, vecchie bilance, orologi, macinasale, arnesi da lavoro delle più svariate professioni artigiane ormai perdute. “L'oggettistica legata agli antichi mestieri è particolarmente affascinante. Si tratta di una ricerca infinita, poiché ogni regione, e al suo interno ogni singolo artigiano, produceva arnesi con peculiarità differenti, adeguate all'uso e al gusto estetico locale”.
Attualmente priva di catalogazione, la collezione di Gianni Graziani è peculiare per la sua varietà e di particolare interesse per quel che concerne la storia locale. “Non ho mai contato ciò che colleziono - spiega - anche perché l'emozione che mi dà un oggetto non ha prezzo e non è legata ad un fatto numerico”.

Una sezione dedicata a Bellaria
Cospicua la sezione dedicata a Bellaria Igea Marina (fra cui spiccano i documenti relativi alla vita nelle colonie marine) che si aggira sulle 2500 unità (l'intera collezione cartacea sfiora probabilmente i 4000 pezzi). Una sezione che Gianni tiene costantemente aggiornata con documenti relativi al presente, con un rigore storico che non lascia spazio a lacune. A questa si aggiunge la massiccia parte dedicata all'oggettistica, con svariate centinaia di pezzi che spaziano dall'attrezzistica agli oggetti casalinghi, dall'arte sacra - con tanto di campane parrocchiali e paramenti - alla collezione ludica, composta da oltre un centinaio di giocattoli di latta e materiali vari (dai robot alle giostre, dai camion dei pompieri alle bambole), nonché juke box, flipper e slot machine dagli anni '60 agli anni '80. Tutti ordinatamente conservati ed esposti in teche ospitate nella cantina di casa, trasformata in una vera e propria esposizione e centro di documentazione sulla storia locale e del costume in generale. Parlare a Gianni di costi è assolutamente inutile. Investire nel collezionismo a lui pare quasi una sorta di investimento su se stesso. I mercati, da Santarcangelo a Ravenna, sono tutti i suoi. “Anche se sempre più frequentemente - sottolinea - acquisto tramite Internet, soprattutto nell'ambito dei giocattoli: il mercato americano poi offre moltissimo. In rete la scelta è indubbiamente più vasta e spesso la particolarità e il valore effettivo dei pezzi è maggiore: sui mercati locali l'offerta è un po' standard”.
Per i curiosi, casa Graziani è sempre aperta. “Sono stato contattato per ricerche e tesi di laurea, o anche semplicemente per qualche riproduzione di vecchie foto di hotel che qualche albergatore locale ha voluto esporre nel proprio esercizio. Però ho come l'impressione che pochi siano partecipi del senso che questi oggetti rappresentano. E' più un atteggiamento superficiale o magari nostalgico, quando per me hanno invece un valore inestimabile, sia storico sia estetico.”

E la carta moneta di valore prese il volo dalla Torre Saracena
La collezione di carta moneta fuori corso del cav. Ugo Graziani viene donata al Comune di Bellaria Igea Marina verso la fine degli anni '70. Oltre 2000 i pezzi complessivi: un considerevole numero di “notgeld” germaniche risalenti al periodo della grande inflazione del primo dopoguerra (1921-23), ricche di frasi umoristiche e giochi di parole e più di un migliaio di miniassegni di provenienza italiana, emessi negli anni '60 e '70. Ma la vera “chicca” della collezione era costituita dai Biglietti di Credito delle Regie Finanze emessi nel 1750 e dalla carta moneta Pontificia del Banco di S. Spirito e del Monte della Pietà di Roma, emessa da Pio VI, successivamente modificata da parte di francesi e giacobini al tempo dell'invasione napoleonica e delle repubbliche francesizzanti d'Italia. In pratica, la parte rubata. La collezione è stata esposta presso la Torre saracena, senza alcun sistema d'allarme, fino a che qualcuno ha pensato bene di prendersi i pezzi di valore. Gianni Graziani è convinto che si sia trattato di un furto su commissione. “E' un pensiero mio - precisa - ma è successo tutto con troppa precisione per non destare almeno il sospetto. Del resto, della collezione sono rimasti i pezzi più dozzinali, la cui inventariazione è stata commissionata a me e a Luigi Paganelli (altro noto collezionista) solo dopo tanti anni”. E' alla fine degli anni '90 che viene infatti redatto l'inventario dei pezzi rimasti: 425 di relativo pregio (carta moneta estera e notgeld), cui si aggiungono poco più di 1400 miniassegni seriali. Intanto quel che rimane della collezione continua a non essere esposto e nessuno sa fino a quando.