Due conti sul villino

Ci sono voluti cinque anni per arrivare al Piano
particolareggiato. E alla fine la residenza di Alfredo Panzini costerà tre miliardi e mezzo di vecchie lire

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Si chiude nel migliore dei modi possibili la lunga vicenda dell'acquisizione della Casa Rossa da parte del Comune? La prima cosa da rilevare è che la giunta ha portato in consiglio comunale il Piano particolareggiato di iniziativa pubblica relativo alla dimora che fu di Alfredo Panzini, con un ritardo pesantissimo. E' una mezza verità quella che ha dichiarato il sindaco all'indomani dell'approvazione del Piano (avvenuta col voto favorevole anche della minoranza), cioè che si sarebbero bruciate le tappe raggiungendo il risultato “dopo appena quattro mesi” dall'insediamento della nuova giunta.
Perché in realtà si è perso molto tempo e a questo obiettivo si sarebbe dovuti arrivare nei cinque anni precedenti. Va detto, infatti, che lo scoglio principale di tutta la vicenda è stato superato nel luglio del 1998 (sindaco era Italo Lazzarini) chiudendo la lunga e arcinota fase di tira e molla con la Soprintendenza, le gloriose battaglie del compianto Stefano Campana, e il nulla di fatto delle diverse giunte che si sono succedute fino alla metà degli anni '90.
Per completezza ci sarebbe ancora un passaggio precedente da sottolineare: la Casa Rossa avrebbe potuto diventare di proprietà del Comune di Bellaria Igea Marina negli anni '60, quando il figlio dello scrittore, Piero Panzini, varcò la porta del Municipo e offrì agli amministratori dell'epoca la villetta sulla ferrovia e il parco ad un prezzo irrisorio. “Non mi guardarono nemmeno in faccia”, confiderà poi al maestro Renato Campanini (amico della famiglia Panzini), la cui cognata sposò Emilio Panzini. Da lì la decisione di vendere, fra il 1972 e il 1976, quel bene architettonico a Immobiladria.
Il vincolo sulla Casa e il terreno, per complessivi 17.384 metri quadrati, venne posto nel 1981: il Comune provò a più riprese a far passare la variante al Prg per introdurre un piano particolareggiato di iniziativa privata sull'area, incontrando sempre l'opposizione della Soprintendenza di Ravenna che, nel 1997, chiese al Ministero l'estensione del vincolo a tutti i 23 mila metri quadrati.
L'allora sindaco Italo Lazzarini apprese la decisione della Soprintendenza dalla stampa ma non si diede per vinto. Scrisse lettere a mezzo governo, spiegando che il Comune non era nelle condizioni di acquisire quel bene con le proprie risorse. Da qui la necessità dell'accordo con Immobiladria che avrebbe ceduto la Casa e parte del parco in cambio della possibilità di edificare un certo numero di appartamenti.
Il 21 aprile '98 Lazzarini ottiene un'audizione davanti al Comitato di Settore per i beni ambientali e architettonici. Spiega e approfondisce il punto di vista del Comune e il 20 luglio 1998 riceve la bella notizia: il Comitato ha deliberato il mantenimento del vincolo posto nell'81, in pratica solo sulla Casa Rossa, le pertinenze e il terreno acquistato da Alfredo Panzini fra il 1909 e il 1929. Sulla restante area di circa cinquemila metri quadrati, interessata dal progetto di edificazione, “in quanto acquistata successivamente dai figli dello scrittore, il Comitato di Settore propone l'estensione del vincolo ai sensi della legge 1089/39, ex articolo 21". Tale articolo prevede la possibilità di inserire “distanze, misure e altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l'integrità delle cose immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e decoro”. Il Comitato stabilisce che sarà la Soprintendenza a determinare le prescrizioni in vista dell'edificazione degli appartamenti, “con particolare attenzione alla distanza dal confine dell'area vincolata, all'altezza dei fabbricati, da contenere il più possibile, e al mantenimento delle preesistenze arboree nelle zone più significative”. E' fatta.
A Lazzarini subentra, nel giugno del 1999, Gianni Scenna. Che per realizzare il Piano particolareggiato approvato il 21 ottobre scorso dal consiglio comunale, impiega cinque anni. L'attuale sindaco, inoltre, andrà a spendere un capitale per riportare agli antichi splendori l'amata dimora di Panzini, che nei primi decenni del '900 vide transitare alcune delle personalità più in vista del panorama letterario italiano. In tutto si arriverà alla non indifferente cifra di tre miliardi e mezzo: due per rimettere a posto la Casa e il parco, uno e mezzo (proveniente dalla Fondazione Cassa di Risparmio) come contropartita a Immobiladria. Alla fine il villino ce l'avremo, forse (nel 2007-8) ma pagandolo a caro prezzo.