Il Palazzo dalle porte chiuse

C’è un problema di “democrazia” nel Comune di Bellaria Igea Marina. Lo dice il capogruppo Ds in Consiglio comunale, Vittorio Guerra. Ma non è l’unica affermazione tosta. Provate a leggere questa intervista

“Nel Comune di Bellaria Igea Marina va posta con forza la questione democratica”. Lo dice al “Nuovo” il capogruppo Ds in consiglio comunale, Vittorio Guerra, uno che si è già fatto conoscere per il coraggio di puntare sui contenuti anche a costo di mettersi di traverso e disturbare il manovratore. “Avverto da parte del Comune una chiusura verso l’esterno, si percepisce nelle piccole e nelle grandi questioni”, aggiunge.
Cominciamo dalle piccole.
Vedo troppe porte degli uffici chiuse, è un segno che dice molto.
Altri esempi?
Il consiglio comunale non è chiamato ad esercitare a fondo le sue funzioni di indirizzo e di controllo, quasi fosse visto come un fattore di appesantimento dell’azione amministrativa, mentre è vero il contrario. Le commissioni lavorano a un ritmo ridotto, occorre rinnovare lo statuto comunale e il regolamento che ne disciplina il funzionamento. Forse a frenare sono anche i ritmi e le consuetudini stratificate nella lunga attività di un Comune che era al di sotto dei 15 mila abitanti. Occorre uscire al più presto da questa situazione.
Passiamo ai temi di cui si discute: la darsena.
Oggi è solo un bel disegno sulla carta. Non mi sembra ci si stia confrontando come si dovrebbe sia nelle sedi istituzionali che nella città. Inoltre occorre fornire garanzie agli operatori di spiaggia sul fatto che la darsena non finisca col gravare sull’arenile in termini di erosione.
Mi sembra che lei vada decisamente controcorrente rispetto al clima di generico ottimismo che l’amministrazione comunale diffonde a piene mani.
Occorre ragionare e tenere presenti tutti i fattori. Oggi le darsene sono in difficoltà un po’ in tutta Italia e diventano delle grosse operazioni immobiliari. Non vorrei che anche da noi finisse così.
E’ avvenuto un piccolo e assai criticato ritocco alla struttura dirigenziale: la sua valutazione.
Occorrerebbe un po’ più di coraggio: la macchina comunale va ristrutturata complessivamente per renderla in grado di essere al servizio dei cittadini. Lo ribadisco, io avrei cominciato col tenere aperte le porte degli uffici.
Quali temi individua come importanti per la crescita di Bellaria Igea Marina?
Abbiamo sicuramente diverse urgenze e una di queste riguarda gli asili nido: a una città cresciuta enormemente dal punto di vista della popolazione residente, occorre rispondere ampliando i servizi all’infanzia.
Solo con l’intervento del pubblico o anche del privato?
Non credo alla sbandierata e poco compresa questione della sussidiarietà perché è diventata una parola d’ordine che spesso nasconde altro. Vedrei bene una esperienza che riesca a mettere insieme pubblico e privato.
E del turismo che ne facciamo? Come vede la proposta dell’assessore Colombari che va sotto il nome di “Una città per tutti”?
Si tratta di un’idea che si muove nell’ottica della riorganizzazione dell’esistente. Sarebbe eccessivo aspettarsi da quel progetto una soluzione ai problemi del turismo, ma ha il pregio di essere un tentativo che non pregiudica nulla: si potrà tornare indietro in ogni momento senza fare danni.
Fino a poche settimane fa lei sembrava in pole position per la carica di segretario dei Ds bellariesi: oggi sembra out.
Non ho mai immaginato la segreteria del partito come un centro di potere, perché non intendo pagare prezzi a nessuno. Non so se questo mio modo di muovermi possa avere inciso. Quando ho saputo che la mia candidatura non raccoglieva il consenso unanime non ho insistito: non sono certo io la persona che cerca di andare avanti nonostante tutto. Poi ho letto con stupore che Scenna ha incoronato Marco Borroni. Aspetto di vedere il seguito.
Il suo ritratto del segretario di cui i Ds hanno bisogno.
Attento alla questione democratica sia dentro che fuori il partito, in grado di avere il consenso di tutti e non appiattito sulle scelte della giunta.
Ultima domandina, facile facile, per capire cosa l’ha mossa a criticare la scelta del sindaco di togliere dal giornale comunale le pagine autogestite dai gruppi consiliari.
Quel tipo di giornale ha una sua funzione se amplia la democrazia. Se invece il sindaco vuole utilizzarlo per illustrare il suo operato, bastano uno o due numeri l’anno, non dieci. E poi il Comune nel ruolo di editore proprio non lo vedo, è come se il sindaco decidesse di regalare il pane: populismo allo stato puro. Ma c’è un altro aspetto.
Quale?
La scelta di cancellare quelle pagine va, prima di tutto, contro il gruppo di maggioranza: lo si vuole appiattire, toglierli la parola per lasciargli solo la possibilità di alzare la mano in consiglio comunale? E’ una visione pericolosa. Non vorrei che qualcuno pensasse che la democrazia fosse limitare il consiglio comunale, le commissioni, l’espressione dei consiglieri, sia di quelli di maggioranza che di minoranza.
“La Città” avrà una redazione che garantirà la nuova linea.
Sì, ma c’è solo un piccolo particolare: è una redazione che non rappresenta nessuno.