La raccolta differenziata s’è fermata: pochi incentivi in bolletta?

di Elisabetta Santandrea


Siamo ancora un Comune “riciclone”? Meritiamo ancora il riconoscimento che nel 2001 Legambiente ci assegnò per il lavoro svolto con la raccolta differenziata? Pare di no. Anzi, oltre a invertire la tendenza al riciclaggio, con un significativo calo del 17,75% nel 2003, stiamo decisamente diventando dei produttori di surplus di immondizia, manco producesse reddito. Nella provincia di Rimini la nostra produzione di rifiuti – che è in media di 797,51 chilogrammi per abitante – è seconda solo al comune di Riccione: siamo, insomma, sul podio dei produttori di rusco. Che, nell’era dell’usa e getta, è logico un aumento dei rifiuti: ma perché allora non ricicliamo il riciclabile? Non sono previsti forse anche sgravi sulla tassa per chi differenzia? Forse non sono abbastanza convenienti? Nel nostro Comune è attualmente ancora in vigore la vecchia Tarsu (tassa sui rifiuti solidi urbani), ossia una gabella obbligatoria e fissa basata su un’aliquota diversificata per utenze, la quale viene poi moltiplicata per i metri quadri di abitazioni o esercizi. Insomma, paghiamo in base all’ampiezza dei locali che occupiamo, indipendentemente dal numero di persone che abitano e producono rifiuti.
Praticando la raccolta differenziata presso il Centro ambiente di via Fornace, abbiamo diritto a sconti sulla base di quanto conferiamo: il cittadino con senso civico e con la voglia di farsi due conti in tasca, si prodiga quindi a cernitare e portare al Centro i propri rifiuti riciclabili, che verranno pesati e “scontati” dalla sua bolletta grazie all’apposito tesserino. Ma con quale risultato?
Vediamo un po’ di numeri e convenienze. Riciclare un ingombrante (ad esempio frigoriferi e lavatrici) ci porta un risparmio di 0,018 euro al chilo, che sale a 0,026 per le potature, a 0,039 per il legno, 0,042 per il vetro, 0,048 per carta e cartone e a 0,157 per la plastica, materiale che, essendo più inquinante, “paga” di più in termini di riciclaggio o incenerimento per la produzione di energia. Fatti i calcoli, il problema che si pone è un altro: il Comune ha stabilito un tetto massimo di “rimborso”. Ossia, posso conferire quintali di materiali, ma il mio sconto, secondo quanto ci spiega l’assessore all’ambiente Rosanna Rizzo, non potrà mai superare i 41 euro circa, che corrispondono, per fare un esempio, a poco più di 850 chili di carta. Insomma, un piccolo incentivo al senso civico, ma senza strafare. Come ci si può sentire invogliati a caricare l’automobile di giornali e bottiglie e portarli al Centro ambiente, se poi la bolletta ne risente in maniera impercettibile?
Ed ora un passo in più. Entro il 2008, salvo novità legislative, anche il nostro Comune sarà obbligato ad effettuare la transazione da tassa a tariffa, sulla base di quanto determinato dal cosiddetto “decreto Ronchi” (dlgs n. 22/97) e dal successivo dpr n. 158/99, i quali introducono e disciplinano la nuova Tia, la Tariffa Igiene Ambientale. Di cosa si tratta? Se con la Tarsu l’unico fattore di riferimento erano i metri quadri, con la Tia, mirata a promuovere la riduzione dei rifiuti e la raccolta differenziata, entrano in gioco due quote: una fissa, quantificata in base ai costi fissi del servizio di gestione dei rifiuti urbani e moltiplicata per i metri quadri dell’immobile di riferimento, ed una variabile, rapportata alla quantità di rifiuti complessivamente prodotti nel territorio, al servizio offerto e ai costi di gestione, e calcolata per la singola utenza sui rifiuti prodotti. Conteggi complessi, mirati a rendere la tariffa, per quel che concerne le utenze domestiche, sempre più proporzionale al numero dei componenti il nucleo familiare e quindi più realisticamente proporzionata alla quantità di rifiuti prodotti. La sostanza è: chi produce più immondizia paga di più. E il nostro Comune? Per ora non si adegua. I calcoli e la casistica sono particolarmente complessi. L’assessore Rizzo si limita a dire che “la nuova tariffa comporterà un aumento”. Questo, purtroppo, sembra vero: se con la Tarsu la copertura del costo effettivo del servizio era parziale (ed era poi l’amministrazione a metterci il resto), con la Tia i costi devono essere coperti dalla sola tariffa, come si desume dalle tabelle di confronto fra Tarsu e Tia del Comune di Rimini (unico che per ora in provincia si è adeguato alla nuova tariffa). Palese l’aumento per i nuclei familiari numerosi: una famiglia di 4 persone in un appartamento di 80 metri quadrati, subirà su una tassa di 160 euro un aumento di 18 euro; per contro, il nuovo sistema di calcolo garantisce però convenienza ai nuclei familiari ridotti: due persone che abitano in un appartamento di 80 mq hanno uno sgravio di tre euro su un totale di 140, diminuzione che sale a 18/20 euro per chi, a parità di metri quadri, vive solo. Tutto questo, a prescindere dall’opportunità che la legge lascia ai singoli comuni di applicare agevolazioni varie. La raccolta differenziata potrebbe avere un esito positivo sulla nostra tariffa? Da Hera assicurano che sì, la tariffa è configurata appositamente per premiare i cittadini virtuosi. A dire il vero, secondo metodi che variano non poco a seconda di province e comuni. In teoria, con la Tia sarà quindi possibile superare l’attuale tetto massimo dei 41 euro, anche se, come ricordano ancora da Hera, tutto dipende dai coefficienti e dalle agevolazioni che decidono di applicare i singoli comuni. In Internet sono sorti decine di forum di discussione con tanto di pareri di esperti, stimolati anche da amministrazioni che stanno preoccupandosi di informare correttamente gli utenti di quello che accadrà con la nuova tariffa. Da noi? Silenzio. Il nostro destino di contribuenti sarà deciso a tempo debito dall’amministrazione comunale. Senza spargere troppo la voce.