Sono un bellariese honoris causa! Così Armido Della Bartola, sanmaurese di nascita e riminese dadozione, scherza sulla sua pluridecennale presenza in quel di Bellaria, in un appartamento acquistato al tempo dei menestrelli ironizza quando cioè la gente comperava i quadri, e dal quale si gode, diciamo, la vista del porto, quel porto di cui egli ha evidenziato la trasformazione, catturandolo tante volte sulle sue tele.
Pittore per passione e professione, istrionico, graffiante e schietto nei suoi giudizi sulle cose e le persone, Della Bartola è artista noto e apprezzato, celebrato recentemente da un gruppo di affezionati amici in una mostra antologica intitolata Una vita a colori, chiusa il 2 novembre scorso in quel di San Leo, ospitata nelle sale del palazzo Mediceo. Un caso strano dice lui visto che in una recente occasione pubblica presso il cinema Fulgor, Nando Fabbri aveva promesso a gran voce una mia mostra antologica. Ed è stato infine preceduto da questo gruppo di amici che ha voluto celebrarmi non solo fuori città, ma addirittura fuori regione. Unesclusiva mancata per lautorità istituzionalmente preposta, ma Armido si affretta a precisare che la mostra di San Leo mica è iniziativa sua, e che di quadri non ancora esposti ne ha da parte per loccasione paventata da Fabbri, nel suo studio di viale Cormons a Marina centro. Insomma, Fabbri non ha perso loccasione, è solo che arriva secondo.
Ascoltare Armido che ricorda e traccia ritratti del mondo che lo circonda è come farsi un ripasso di storia contemporanea: con la sua vita ha attraversato gli eventi più importanti e tragici dellultimo secolo, quando la miseria si tagliava a fette e si faceva la guerra anche se non la si voleva. Tutto questo, filtrato e protetto da quello spirito popolare e strapaesano che aiuta a rendere meno tragiche, più lievi anche le cose peggiori, riconducendoci a una realistica razionalità. Come il dialetto sottolinea con il quale si riescono a chiarire molto meglio certi concetti. Ma certi concetti Armido li esprime benissimo anche in italiano, creando quadri di una Bellaria che lo ospita fatti di pennellate colorite, più che colorate.
I cagnonari sanmauresi
Come si sa io sono originario di San Mauro Pascoli, e posso dire che buona parte dei bellariesi cagnonari sono per così dire inquinati da famiglie originarie di San Mauro, come ad esempio i Capanni, i Pasquòin in dialetto. La Cagnona manteneva un contatto molto stretto con San Mauro; questo valeva anche per le tendenze politiche: erano quasi tutti di sinistra, strano!. Perché strano? Ma perché erano tutti molto inquadrati, ma ad esempio i sanmauresi poi si vantavano di essere battezzati e sposati in chiesa. Ad ogni modo, lItalia è una nazione strana ed è anche vero che dopo il passaggio del fronte eravamo tutti socialisti, avevamo bisogno di tirare il fiato, di ricostruire le nostre case. E a proposito di costruire case: Poi qui, venendo giù dalla Cagnona, lavorare in nero è diventata la cosa più facile del mondo: ha aiutato a fare i milioni e delle ville che non finiscono più; si costruisce in maniera meravigliosa. Bene, a questo poeta del pennello la storia ha insegnato che siamo un paese di autentici palazzinari. E cosa altro ancora? Che qui si parla di sinergie a sproposito. Il rappresentante dei comunisti bellariesi (parola di Armido: la sigla è cambiata ma la scuola è sempre quella, ndr.) parla di sinergie. Io dico: nel 1956 Bellaria diventa un comune autonomo e si stacca dallamministrazione riminese. Questo è stato un bene o un male? I politici parlano di sinergie, ma in realtà questa sinergia è stata interrotta già con lautonomia, secondo la logica del popolino, per il quale chi fa da sé fa per tre. E la logica di chi non guarda oltre ai sentimenti strapaesani tipici di queste zone.
Almeno salviamo il porto
Bellaria con lo sviluppo è diventata una cittadina forse ordinata, anche se non troppo mi sembra, ma mi chiedo dove stia in ogni caso la sinergia, visto che spesso ho sentito gente di Igea lamentarsi dellandamento delle cose. E allora, quale sinergia cè fra Bellaria e Igea Marina? Della Bartola, almeno salviamo il porto. E il centro del più antico mestiere del paese: cosa è rimasto di positivo? E tutto cambiato. Ricordo quando il porto era solo la foce dellUso, dove correvano da una parte allaltra dei topi grossi come gatti. Il tempo ha portato in seguito solo una confusione infernale, invivibile dal punto di vista del traffico. Più intenso in estate, quando si trasforma in un vero casino, e la presenza di vigili non è mai adeguata. Poi arrivano le festività, e qui sul porto è un buio pesto. Sono differenze che si notano. Almeno fosse rimasto quel senso di ricettività, quel saper fare che è la condizione indispensabile per fare un buon turismo. Insomma qualcosa di buono non cè proprio rimasto. Racconto questo episodio riprende Armido conscio di dare così una botta finale: Quando ha aperto il centro sociale Alta Marea mi sono tesserato e ho regalato per linaugurazione, presente anche Nando Fabbri, una mia litografia in cornice. Dopo un anno circa, io e mia moglie andiamo a prendere un caffè e chiedo: Non cera anche un Della Bartola qui? Mi è stato risposto Ma no
forse, di là nello stanzino. Lavevano messo in uno stanzino sgombero. Sa, non lo dico mica per la litografia. Ma almeno la cornice, quella un po è costata!