Cosa è lecito sperare

di Claudio Monti

Si chiude un anno che non ha portato grandi cose a Bellaria Igea Marina, in linea con una fase di basso profilo che ha contraddistinto l’ultimo quinquennio.
Questa città ha navigato a vista, così condotta da marinai d’acqua dolce bravi solo ad indicare l’isola che non c’è. Non abbiamo raggiunto quegli obiettivi che da decenni si concretizzano solo in fase di campagna elettorale. Per rispetto all’intelligenza di tutti, evitiamo pure di elencarli. D’altra parte li abbiamo ben presenti, ingombranti monumenti alla inettitudine di chi ricopre certi ruoli pubblici e allo scarso amore per la nostra città.
Non è solo un problema di grandi opere che non arrivano (o che procedono in modo strano: leggasi darsena, di cui ci occupiamo diffusamente nella pagine interne). E’ anche il disinteresse, la poca cura alla città nei suoi particolari, così infinitesimali ma proprio per questo così vitali, che costituiscono la nervatura vera di un paese: l’attenzione all’ambiente, alla scuola, il rispetto delle esigenze dei cittadini (dai più giovani agli anziani), lo spirito di servizio che tutti vorremmo incontrare nel contatto con la pubblica amministrazione. Ci vorrebbe l’ironica sfumatura critica di Alfredo Panzini per mettere in luce le tante “pecche” che ci definiscono, senza che questo fosse percepito come un attacco per partito preso.
Cosa è lecito attendersi in un contesto come questo? Difficile a dirsi. Ma una cosa è chiesta a tutti: che la speranza di un futuro migliore venga ancorata all’azione di uomini e donne concreti ai quali sta a cuore Bellaria Igea Marina. E che persone e realtà organizzate mosse da questo obiettivo, comincino a farsi carico del bene comune: tessendo una trama di relazioni e abbozzando obiettivi. Senza attendersi regali e balocchi da chi è solito prometterli invano. Buon Natale.