Darsena: cose da pazzi ... e Mara Garattoni vota contro


Martedì 30 novembre. In consiglio comunale approda, su richiesta dell’opposizione (Lista della Città e Civica), il tema darsena. Dopo gli annunci del sindaco sulla stampa, la minoranza chiede (ma lo aveva fatto su questo giornale anche il capogruppo Ds Vittorio Guerra) una discussione approfondita nell’ambito istituzionale deputato: il consiglio comunale, appunto. Per valutare “gli atti” compiuti dalla giunta su un’opera tanto importante per la città.
La discussione è lunga e infuocata, e alla fine arriva il colpo di scena: Mara Garattoni, presidente del consiglio comunale ed esponente di Rifondazione comunista, partito che sostiene la giunta Scenna, vota contro la bozza di accordo tra Comune e privati che dovrebbe portare alla realizzazione della darsena. E’ l’unica, perché l’opposizione si astiene (Lista della Città) o addirittura vota a favore (Civica).
“Premetto che a me la darsena sta a cuore come a tutti i cittadini di Bellaria Igea Marina”, spiega Mara Garattoni al “Nuovo”, “ma l’atto che la giunta ha portato in consiglio è molto più di un “indirizzo”, è una sorta di piano integrato ma privo di ogni parere tecnico”.
Ci spieghi la sua posizione.
Capisco che chi investe denaro debba avere le necessarie garanzie circa il buon fine del suo investimento, e quindi era opportuno che il consiglio comunale esprimesse un indirizzo politico.
Cosa si intende per indirizzo politico?
Gli obiettivi dell’amministrazione comunale: con un “indirizzo” si evidenzia il pubblico interesse, si individuano le linee guida dell’accordo, si valutano eventuali aree pubbliche da mettere in gioco, si considerano le infrastrutture urbanistiche, si definiscono le garanzie adeguate al fine di raggiungere il risultato atteso.
E invece la bozza che la giunta ha portato in Consiglio cos’era?
La proposta di delibera in discussione, dopo una prima parte generale effettivamente di indirizzo, entra nei particolari in termini di indici edificatori, volumi da cedere, valori di superfici, il tutto senza alcun parere tecnico, né di congruità dei costi ipotizzati. Non solo.
Cos’altro c’è che non va?
Gli interrogativi sono molti: se titolare dell’area demaniale sulla quale dovrà sorgere la darsena è Portur, di cui - fra l’altro - il Comune è socio, com’è possibile indicare come soggetto attuatore un’altra società? Come si collegano gli indici edificatori indicati nella proposta, con il Piano dei servizi adottato il 28 febbraio, che mette in salvaguardia le aree dell’asta fluviale? Come si armonizzano gli strumenti urbanistici comunali, provinciali e regionali relativi a quell’area, e le prescrizioni dell’autorità di bacino e dell’Ufficio difesa del suolo come vengono recepite?
Quindi il suo non è un voto contrario alla darsena ma solo alla strada intrapresa dalla giunta.
Rifondazione vuole la darsena al pari di tutti coloro che lo hanno proclamato in consiglio comunale. Lo dissi chiaramente anche nella seduta di consiglio del 4 maggio 2002, quando sostenni l’opportunità di dare seguito agli atti che erano già a disposizione degli uffici di allora.
Quando la giunta scelse la strada del Piano di iniziativa pubblica.
Esattamente, ma senza dar seguito a questa decisione, così come è caduto nel silenzio il precedente progetto dell’Università di Firenze.
Passiamo ad altro: come sta vivendo il suo ruolo di presidente del consiglio comunale?
Con l’impegno a concretizzare una figura nuova per la nostra amministrazione comunale, che ancora deve essere colta in tutte le sue potenzialità, dando piena attuazione al ruolo di indirizzo che il consiglio comunale deve assolvere, in particolare attraverso le commissioni consiliari.
In che senso?
Le commissioni sono l’articolazione del consiglio comunale. Se in passato eravamo abituati a commissioni che svolgevano i loro compiti quando erano attivate dal consiglio comunale, adesso devono diventare la vera articolazione del consiglio comunale stesso. Le delibere dovrebbero poter arrivare in consiglio comunale dopo essere state approfondite all’interno delle commissioni, ed io auspico una modifica in tal senso del regolamento che disciplina i lavori del consiglio. Per evitare che il consiglio comunale sia svuotato delle sue funzioni e che ai consiglieri sia chiesto solo di alzare la mano, occorre un ambito di approfondimento e di lavoro reale sulle delibere, e a mio parere quest’ambito deve essere quello delle commissioni.
Come vede il problema dei servizi all’infanzia e in particolare la carenza dei posti nei nidi comunali?
Anzitutto credo si debba raggiungere la capienza piena del “Gelso”, cioè arrivare ad 80 bambini. Se a questi aggiungiamo i 28 posti del “Belli”, arriviamo ad una buona copertura. Penso vada poi messo in cantiere l’ampliamento del Gelso utilizzando il salone interno per ricavare ulteriori spazi e magari una sezione che funzioni con orari diversi.
Crede si debba aprire al privato in questo ambito?
Non escludo che si possa intervenire attraverso convenzioni, vedo favorevolmente un sistema integrato. Ma non è detto che con la gestione del privato si risparmi e, soprattutto, occorre evitare il rischio di pensare che dando in gestione una struttura, il Comune venga sollevato dai suoi compiti. L’Ente pubblico deve invece mantenere il coordinamento dell’offerta educativa.
Lei ha espresso riserve sulla nuova linea editoriale del periodico comunale: i motivi?
“La Città” deve essere uno strumento di confronto e quindi non trovo giusto che l’accesso alle pagine del periodico venga contingentato per consiglieri e cittadini. Non condivido nemmeno la logica del “vediamo come andranno i primi numeri”: sono le premesse editoriali che non vanno.
Quali sono le urgenze che il nostro paese ha davanti a sé?
Sul piano dei bisogni metto senza dubbio il tema degli anziani, che è un’emergenza assoluta. Occorrono interventi non solo sul versante delle strutture ricreative. A Bellaria Igea Marina serve una “Rsa”, collegata e in relazione con la città. Anche le problematiche legate ai servizi socio-educativi e all’accoglienza degli stranieri devono essere seguite con maggiore attenzione, perché sono questioni che rischiano di esploderci fra le mani.
Qual è a suo parere lo stato di salute generale di Bellaria Igea Marina?
Noto un impoverimento complessivo degli spazi di socialità e di aggregazione, sono venuti meno gli ambiti che un tempo mettevano a disposizione le associazioni, i partiti, le parrocchie.
E sul versante economico?
Il turismo soffre una crisi generale legata a problemi strutturali che vanno ben al di là della nostra città. Non vorrei che si pensasse che intervenendo solo in ambito locale si possano risolvere le difficoltà legate a questo comparto. Anche il commercio è in sofferenza: l’Iper ha quasi cancellato la rete di piccoli negozi e questo comporta anche un impoverimento della socialità e delle relazioni.