Lettere


 

Il Porto canale centro di vita

Guardo il porto canale di Cesenatico con invidia e mi domando che cosa osti a che quello di Bellaria Igea Marina ne assimili la vita. Vita che, lì, si manifesta nelle sue molteplici forme.

Quel porto canale è diventato il centro cittadino che si promuove in un proliferare di iniziative che sfruttano al meglio il dono che la natura gli ha riservato. Lungo le sue sponde fanno bella mostra di sé, in una cornice quasi surreale, una miriade di attività (negozi, bar, ristoranti, mostre d’arte, musei, ecc.), per non dire di quelle assai suggestive realizzate sul suo specchio d’acqua, che richiamano la gente e ne catturano l’attenzione. Lì pulsa la vita, qui regnano noia e tristezza.

Mi domando, dunque, se anche il nostro Porto canale possa trasformarsi in qualcosa del genere e mi rispondo che ciò sarebbe possibile, anche senza scomodare il genio di Leonardo, qualora una Amministrazione comunale più accorta volesse seriamente impegnarsi sul tema.

Rendere visibile il porto canale significherebbe anche unire i due tronconi di città che stanno sui  lati opposti del fiume e porre in qualche misura rimedio alla separazione cui ci ha paradossalmente costretti il ponte, per come è stato scriteriatamente costruito.

Alfonso Vasini

 

Lo sviluppo urbanistico della nostra città è avvenuto lasciando in ombra la sua anima “marinara” e l’aspetto che ne esprime meglio la fisionomia, cioè il porto. E’ una scelta strana, difficile da spiegare, anche in termini turistici, e forse qualcuno dovrebbe cominciare a studiarne le ragioni. Anche la decisione di investire nell’arredo urbano di viale Paolo Guidi, a metà degli anni ‘80, è una conseguenza dell’oblio nel quale chi ci ha amministrato ha deciso di confinare il porto canale. Infatti l’idea del “centro piastrellato” non appartiene alla tradizone delle cittadine marinare ma è piuttosto una scopiazzatura di scelte urbanistiche che sono proprie delle città del nord Europa.

Una scelta diversa l’ha fatta, ad esempio, Cesenatico, e giustamente lei sottolinea che in quella località il porto è diventato il centro cittadino, vitale e affascinante sia in inverno che in estate. Esattamente quello che non ha Bellaria Igea Marina, tanto che un altro lettore (Vittorino Brandi) mette in luce i tanti problemi del nostro porto che è lì, dimenticato e totalmente periferico. Sarà la darsena a far finalmente decollare un nuovo porto e un nuovo lungofiume? Ne dubito, perché il centro pulsante di una comunità lo si costruisce per stratificazioni successive che si radicano nel tempo. Dopo quasi 50 anni dalla nascita della nostra autonomia amministrativa, è difficile che un intervento urbanistico riesca a mettere il porto al centro della vita della nostra città. (c.m.)

 

Un Porto in agonia

Spettabili amministratori del comune di Bellaria Igea Marina, ho saputo al ritorno del viaggio fatto nei porti dell’Adriatico per svolgere il mio lavoro di marittimo, della preferenza espressa dagli elettori della nostra cittadina a favore della vostra lista, al fine di governare ancora la città per un’altra legislatura. A chi vince le elezioni, bisogna almeno fargli i complimenti ed augurargli un buon lavoro. Però, dopo gli allori, vorrei sapere (visto che sono un marittimo) cosa intendete fare, o almeno quali sono le intenzioni della giunta in merito al porto e alle strutture che mancano per svolgere le attività inerenti allo sviluppo del porto sia da lavoro, come da diporto e per il piccolo traffico che ancora a stento tira avanti fra tante difficoltà.
Ho avuto modo d’essere ospite con una M./N della flotta amatoriale dove svolgo la mansione di comandante, e ringrazio il comandante del locale Ufficio Marittimo per la disponibilità avuta e la locale Cooperativa Piccola pesca per i rifornimenti di gasolio erogati. Ma circa dieci anni fa, quando per scelta lasciai la pesca per dedicarmi al traffico mercantile, lasciai la marineria con meno problemi di adesso. Ora, ci sono diverse imbarcazioni di notevole dimensione, ancora più ammucchiate di allora. La demolizione del vecchio ponte e la costruzione del nuovo avrebbero dovuto risolvere il problema, ma sembra che non sia così. Ad oggi, oltre il ponte si vedono solo imbarcazioni da diporto di piccole dimensioni, una a distanza debita dall’altra e nessuno a fianco. Ci sono delle antiestetiche e insicure scalette pieghevoli con catena e lucchetto (le scalette, nei canali e nei porti, servono per risalire sulla terra ferma, se per sfortuna si va in acqua, non per fare il cancello di casa come succede adesso). Gli spazi, che servono a chi svolge la propria attività, dove sono? Quando sarà effettuato il dragaggio del porto anche a monte dei due ponti (credendo che a mare sia a posto)? Non vi sembra che l’imboccatura del porto necessiti di essere allungata a mare per circa altri 90-100metri (anche per evitare che le acque vadano dentro gli scogli, vedi divieti di balneazione, oltre ad assicurare più sicurezza dentro il porto stesso)? Vorrei sperare di poter usufruire ancora per il mio lavoro del porto della mia città, della quale me ne vanto, e dove credo di essere ben accetto. Nelle città di mare, signori amministratori, il porto è il biglietto da visita della città, noi cosa presentiamo, il fango che si vede ed il cattivo odore che si sente con la bassa marea, nel tratto dalla statale alla ferrovia? Non credo sia un bel biglietto da visita. Vi ricordate quando a Bellaria Igea Marina c’erano tanti motoscafi al locale circolo nautico, e tutti provenienti dalle varie regioni d’Italia? Io sì, mi ricordo, e voi?

Padrone Marittimo

Brandi Vittorino

 

La favola dei “tagli” del Governo

Ricordate quando, invece di fare i conti, Scenna e qualche suo assessore, non perdeva occasione per dire che tutte le colpe del misero bilancio comunale erano del Governo? Eccovi qualche briciola:

-16 luglio 2004. Vigili spariti: “colpa di Roma”, disse l’assessore Scarpellini. (Il Resto del Carlino)

-19 luglio 2004, primo Consiglio Comunale: “(..) il centrosinistra accusa il governo di aver tagliato non solo i trasferimenti ai Comuni, ma anche le possibilità di spesa degli stessi…” (La Voce)

Gli investimenti? Neanche a pensarci per il 2005; sempre, ovviamente, per colpa dei tagli del Governo.

La scuola? Macchè, colpa di Roma che taglia, taglia, taglia!

Così ho pensato di far cadere l’alibi ed ho formalmente chiesto al Sindaco quale fosse l’entità dei tagli che il nostro Comune avrebbe dovuto operare in adempimento degli obblighi di legge (D.Lgs.168/2004).

Ecco la risposta:

“(…) l’entità complessiva del taglio ammonta ad euro 41.590,41”. Firmato il vice-Sindaco Ugo Baldassarri.

Come dire, il costo, poco più o poco meno, di un caffè.

Non è detto espressamente quali capitoli di spesa saranno toccati dal taglio; azzardo però un sospetto ed anche un suggerimento, tanto non costa niente.

Il sospetto: non è che tagliando quelle spese inutili, come per esempio le cosiddette spese di rappresentanza, l’obbligo di legge sarebbe pienamente assolto? Secondo me, sì. Ci dovrebbe restare pure qualcosina...

Il suggerimento: ispiratevi a Giorgio La Pira; vi accorgerete che, senza far male, si potrebbe tagliare molto, molto di più.

Primo Fonti

 

Il “Della Bartola” non è nello sgabuzzino

Caro direttore,

in riferimento all’intervista a Armido Della Bartola (Il Nuovo n.2), mi preme comunicarle che la litografia del Socio, Sig. Della Bartola, consegnata al vice presidente Sig. Paganelli nel momento dell’inaugurazione del Centro Sociale Alta Marea, come può notare dalla fotografia allegata, è sempre stata esposta nell’ufficio, luogo più sicuro, in quanto il quadro è ritenuto sia di valore commerciale che affettivo.

Sicuramente il Sig. Della Bartola, quando si è recato al Centro Sociale avrà chiesto a qualche socio che non era a conoscenza, dove era stato collocato.

Bruno Zannoni

 

Il “Della Bartola” merita di essere appeso nel locale frequentato da tutti e non nell’ufficio, anche se più sicuro. Se vuole noi veniamo a fare turni di guardia. (c.m.)

 

Un Comune che non dà risposte

Qualcuno ha detto che ci sono tre tipi d’uomini: quelli che procurano gli eventi, quelli che subiscono ciò che accade, quelli che guardano cosa succede. L’importante è sopravvivere.

Ed è a questa terza fascia che sembra appartenere l’attuale Giunta al potere capitanata dal sindaco Scenna. Sono ormai anni che chi scrive evidenzia le malefatte (nel senso di fatte male) di quelli di cui sopra.

Si pensava che, a riconferma avvenuta, fosse anche per una manciata di voti, dovuta alle dispersioni di gruppuscoli male assortiti, ci fossero nuove aperture, ed avvii di progetti, che sono tali da anni e dei quali non si comprende perché non si concretizzino in opere compiute.

Fra le tante domande che chi scrive pone, c’è quella riguardante il depuratore, che, nonostante nell’estate 2004 Bellaria Igea Marina abbia subito l’onta del bollino nero del divieto di balneazione nelle sue acque, da parte dell’ADAC Motorwelt, un colosso europeo nel campo dell’informazione, il depuratore, dicevamo, è ancora di là da venire. Eppure i soldi ci sono, almeno dovrebbero essere nelle casse del Comune, dal lontano 1999, più o meno due miliardi delle vecchie lirette.

Nonostante più volte sollecitato a dare risposte, anche da chi scrive,da molte testate giornalistiche, il silenzio del sindaco Scenna è stata l’unica risposta; forse il nostro pensa di non avere il dovere (stavo per dire l’educazione) di rispondere ai propri cittadini. Quelle porte chiuse, di cui s’accennava in uno scorso numero, ne sono il segnale.

Adesso, siamo giunti all’uso privato di pubblica struttura, qual è la scuola, da parte della frist lady di Bellaria. Non abbiamo dubbi sull’intelligenza delle risposte che saranno date sull’episodio, intanto il fatto rimane, e le risposte, per l’appunto, saranno soltanto banale esercizio di dialettica.

C. Mimmo Oliverio

 

No, no, le risposte non ci sono proprio. (c.m.)