Serve una scossa, urgente

Al sindaco e alla giunta mancano le competenze e non conoscono la città che amministrano. Ci vuole una figura nuova: il coordinatore di città. E basta con l'invadenza della politica. Intervista a Tito Savini.


di Claudio Monti


“Chi ci amministra non conosce la città e non la conosce perché non la vive. Da qui discendono molti problemi.” Tito Savini (nella foto), da 12 anni presidente di Turismhotels, membro del cda di Verdeblù, consigliere dell'Aia, albergatore e “figlio d'arte” si potrebbe dire, non usa il filtro della diplomazia. Parla chiaro perché, premette, non critica per partito preso, non ne fa una questione di “colori” politici: i problemi ci sono ed è ora di chiamarli col loro nome. Tito Savini può permettersi di farlo anche perché la sua è una delle famiglie più note e solide di imprenditori turistici della città. Mamma e papà si chiamano Loris Valentini e Rino Savini e non serve aggiungere altro: due fra i primi albergatori bellariesi, e oggi la famiglia possiede e gestisce, solo a Bellaria, due hotel a 4 stelle, 2 alberghi a tre stelle, un residence a tre stelle.
Quello di sindaco e assessori ai quali sfuggono le pecche della città è solo uno dei temi che Tito Savini mette al primo posto. Ecco il secondo: “E' assolutamente necessaria una figura nuova, che si potrebbe chiamare 'coordinatore di città'. Una persona preparata che sia in grado di decidere non in base a logiche clientelari ma di gestione efficiente e razionale”.
Cominciamo dagli amministratori che non conoscono la città che amministrano.
Facciamo degli esempi. Le strade di accesso alla città e la segnaletica turistica: le prime sono pietose, quelle di Marrakech sono migliori; la seconda è incomprensibile. Ed è così da anni. Devo pensare che gli amministratori non se ne accorgano e a mio parere questo accade perché non vivono la città: non mi capita mai di incontrare il sindaco, il suo vice, l'assessore all'Ambiente o quello ai Lavori pubblici, in giro per la città, come tutti i normali cittadini, nei bar o in piazza. Se loro provassero a farsi un giro e a verificare le indicazioni turistiche, tanto per cominciare, scoprirebbero le difficoltà che incontrano anche i turisti nel raggiungere gli alberghi. Sarebbe come se io non frequentassi il mio albergo e dovessi conoscerne i difetti per correggerli. Impossibile. Un amministratore comunale non può conoscere i punti deboli della città se non ci trascorre il proprio tempo, se non la guarda dalle diverse angolature. Ma non basta.
Cos'altro dovrebbe fare un bravo amministratore comunale?
Viaggiare l'Italia e il mondo per imparare. Io viaggio anche per migliorare la mia attività: di solito vado negli hotel a 5 stelle, cioè quelli che sono un gradino sopra il mio e sa perché? Perché così posso imparare qualcosa. E' come andare a scuola: per apprendere bisogna andare da chi ne sa di più, da chi è più avanti. Lo stesso dovrebbero fare gli amministratori comunali: vedere come funzionano e come vengono amministrate le città all'avanguardia. E penso che avrebbero molto da imparare.
Ad esempio su cosa?
Le faccio un altro riferimento ad una situazione che conosco. Ho un amico, ed è di sinistra, che è stato sindaco per dieci anni a Sondrio, una città di 22 mila abitanti che ha lo stesso bilancio di Bellaria Igea Marina. Se un nostro amministratore comunale andasse a Sondrio e facesse il confronto con Bellaria avrebbe di che impallidire perché Sondrio è un gioiellino: è una città vivibile, pulita, con i parcheggi, …bene organizzata. Da noi non è che manchino i soldi, il problema è che si sprecano.
E quindi?
Se i nostri amministratori comunali non sono capaci di spendere i soldi, bisogna che lo lascino fare a chi è capace: ecco perché dicevo che occorre un 'coordinatore di città'. Per l'amministrazione dei miei alberghi io mi affido è chi è professionalmente all'altezza; tanto più questo elementare principio dovrebbe valere per l'amministrazione di una città. Invece, purtroppo, non diventa amministratore comunale chi è capace ma chi è messo lì dal partito e i risultati si vedono. Fra l'altro, spesso i soldi vengono spesi male perché vanno a finire in certe zone della città anche se non ne hanno bisogno, perché altrimenti chi comanda perderebbe dei voti sicuri.
Come vede oggi la nostra città?
E' diventata il fanalino di coda fra le città turistiche della provincia: ci sono differenze enormi fra Riccione, Cattolica e Bellaria. Guardiamo solo un particolare, le rotatorie, basta fare il confronto.
Dopo l'Isola dei platani, che è stato il canto del cigno del nostro ex sindaco Nando Fabbri, Bellaria Igea Marina si è fermata, anzi, è andata indietro. E lo stesso Fabbri quando è diventato presidente della Provincia si è dimenticato completamente di Bellaria ed anche dei suoi elettori bellariesi, che lo hanno votato pensando che avrebbe fatto qualcosa per la nostra città.
Quali sono i punti deboli di Bellaria Igea Marina?
Sarebbe più facile dire quali non lo sono. Si dice da anni che abbiamo perso la clientela giovane: questo è potuto accadere perché non abbiamo più attrattive per i giovani, quello che faceva da “contorno” all'albergo. Non tanto la discoteca, che va sempre meno di moda, ma certi punti d'incontro, quelli che abbiamo avuto fino agli anni '70. Una miriade di locali che erano occasione di aggregazione. Oggi i pochi che ci sono rimasti vengono fatti chiudere. Per i rumori, perché non vengono concessi spazi adeguati a chi ne avrebbe necessità…
Dei nomi?
Mi risulta che il Cyber avesse voluto “espandersi” sul viale con un gazebo e che il Comune gli abbia detto di no, anche se, sempre sull'Isola, il Lollipop ce l'ha il gazebo. E poi ci sono i problemi che ha incontrato il Madrid e che sta vivendo il Pjazza: i residenti protestano per i rumori e dal loro punto di vista potrebbero avere anche ragione, ma rimane la necessità di trovare soluzioni prima che chiudano tutti. A Bellaria non si riesce a sedersi intorno al famoso tavolo e risolvere i problemi. E intanto perdiamo quota. Abbiamo amministratori comunali che pensano, mentre dovrebbero pensare in grande.
Per quali obiettivi?
Gli arredi urbani sono stati un buon risultato. Ma contemporaneamente occorreva fare di più. Sotto piazzale Kennedy si sarebbe potuto fare un grande parcheggio. Vengono realizzate nuove strade che sono già strette nel momento in cui nascono, figuriamoci fra 20 anni. Vogliamo parlare della spiaggia? E' stato fatto un pezzo di lungomare dopo anni di peripezie inenarrabili. Le altre zone di Bellaria sono in una situazione a dir poco pietosa, con ancora le cabine di 40 anni fa. Non è possibile che nel 2005 tutta Igea e Bellaria, da piazzale kennedy alla Cagnona, siano in questa situazione.
Non dovrebbe fare di più anche il mondo economico?
Sì, ma la comunicazione tra mondo economico e Palazzo è interrotta. Veniamo convocati ogni tanto mentre dovrebbero esserci incontri settimanali fra categorie e amministratori comunali: noi da soli non possiamo farcela, il Comune da solo non conosce le problematiche. Se guardo chi ci amministra mi dà fastidio l'arroganza: pensano di essere capaci e non hanno l'umiltà di farsi aiutare.
Parliamo della zona alberghiera.
Io ho l'abitudine di passeggiare sulla spiaggia. Bene, dal piazzale kennedy al porto non vedo più di 13-14 alberghi che si possano chiamare tali. Gli altri sono anacronistici per il turismo di oggi. E se pensiamo che le località che ci fanno concorrenza, soprattutto fuori dall'Italia, offrono hotel extra lusso a prezzi simili ai nostri, abbiamo già detto tutto. Di certo il “pubblico” non invoglia a migliorare le strutture. Anch'io ultimamente ho preferito acquistare alberghi al di fuori di Bellaria. Qui la burocrazia, i freni, l'immobilismo, stanno bloccando tutto. Avevo intenzione di fare della Locanda delle Dune un grand hotel di qualità, anche perché la Cagnona è rimasta la zona migliore, ma gli inciampi politici, il prg… per ora ho rinunciato.
Incentivi dal punto di vista normativo potrebbero a suo parere migliorare le cose?
Premesso che noi romagnoli siamo egocentrici e individualisti e facciamo fatica ad andare d'accordo anche fra vicini, non vedo la percorribilità di strade che sono state già seguite in passato, tipo gli incentivi previsti dal prg per gli accorpamenti fra alberghi. Invece, il Comune dovrebbe acquistare le aree libere e gli alberghi ormai fuori mercato che vengono messi in vendita, per utilizzarli (direttamente o indirettamente) allo scopo di ricavarne parcheggi, aree verdi, insomma spazi di qualità. Perché non trasformare i 60-70 alberghi fuori mercato in condomini anziché costruire nuovi palazzi? Di certo occorre una scossa forte altrimenti Bellaria Igea Marina si avvia alla fine del suo ciclo.
La darsena lei la farebbe?
Io l'avrei fatta negli anni '70, saremmo stati i primi in riviera, mentre non ce l'abbiamo ancora: anche qui hanno pesato negativamente i freni della politica. Adesso la darsena non sarà una svolta ma va assolutissimamente costruita. E' come l'aria condizionata: se fa freddo non ti serve, ma devi averla lo stesso perché il cliente comunque la chiede.
Progetto “sabbia libera”: un giudizio.
Non è una scelta che guarda lontano, sfrutta un filone che forse è già arrivato a conclusione, quindi sbaglia chi la “vende” come una rivoluzione copernicana e come la soluzione ai nostri problemi. Però ci vuole anche quella, più opportunità abbiamo e meglio è per tutti. Il problema è che 350 mila euro solo per allestire la struttura sono un'esagerazione. Io quella somma l'avrei spesa per farci dieci eventi rivolti ai giovani.
E' in atto la corsa ad accaparrarsi un posto in Verdeblù. E anche il Comune spinge per l'ampliamento della base societaria. Che ne pensa?
Verdeblù è una società privata e il Comune è solo un socio. Inoltre Verdeblù nasce da lontano, da Prom 2000, un'esperienza che scaturisce da Aia, Coop Bagnini e Confcommercio che già 15 anni fa pensarono alla necessità di un tavolo di confronto fra le varie associazioni, le più importanti, quelle che anche economicamente avrebbero potuto sopportare il peso di una certa promozione, che il Comune non faceva. Entrerà in Verdeblù chi, in base allo statuto, avrà le caratteristiche per entrarci e chi i soci decideranno di far entrare. A mio avviso conviene continuare con gli attuali partner. E' inutile, ad esempio, che entri un consorzio che magari fra due anni si scioglie e decide di uscire. Non abbiamo bisogno di instabilità o di “incursioni” che nascono da ragioni diverse da quelle per le quali Verdeblù è nata e opera: le diatribe politiche non servono. C'è invece bisogno di rimboccarsi le maniche, rimettere in moto la nostra economia, riprendere quella vitalità che la nostra città ha perso.